Riacutizzazioni BPCO
BPCO: un tempo meglio nota come “bronchite cronica”, può peggiorare in caso di infezione batterica.
La broncopneumopatia cronico-ostruttiva un tempo era nota come “bronchite cronica”. È caratterizzata da ‘fiato corto’, tosse ed espettorato, ed è una malattia polmonare non completamente reversibile.1

Il principale fattore di rischio per la BPCO è l’esposizione al fumo di sigaretta. Il contagio di virus o batteri può causare episodi di riacutizzazione della malattia, portando anche a un peggioramento dei sintomi.1
Il trattamento di questi peggioramenti, detti riacutizzazioni, deve iniziare il prima possibile. In questo modo si potranno evitare lunghi periodi di inattività che ricadono poi sulla salute generale del paziente.
La scelta dell’antibiotico adatto alla cura dipende da molte variabili:
- Dalla conferma del fatto che sia proprio una infezione batterica l’agente scatenante di questo peggioramento.
- Dallo stato di salute generale del paziente e dalle terapie già in atto per evitare associazioni indesiderate tra le varie medicine.
- Il medico potrebbe prescrivere una cura antibiotica a scopo preventivo, quella che in gergo medico viene chiamata profilassi, proprio per evitare la propagazione di un contagio o una sovrainfezione batterica su vie respiratorie che sono già sofferenti.
Pazienti affetti da BPCO: chi è più a rischio riacutizzazione?
Le riacutizzazioni della malattia non sono casuali ma recenti studi confermano che vi sono alcune categorie di pazienti affetti da BPCO più a rischio.
Questi i fattori individuati: 2
- Il periodo più a rischio per le riacutizzazioni è quello che segue le otto settimane susseguenti al primo episodio.
- I dati spirometrici rappresentano un buon indicatore del rischio delle riacutizzazioni.
- La stadiazione della malattia rappresenta un altro fattore predittivo. Un paziente con BPCO al secondo stadio ha il 22% di probabilità di andare incontro ad una riacutizzazione. Al terzo stadio, la percentuale sale al 33%. Al quarto stadio, quasi metà dei pazienti è soggetto a questi fenomeni: il 47%. I dati sono relativi al primo anno di monitoraggio dopo la diagnosi.
- La storia individuale delle riacutizzazioni è un fattore predittivo che non può mai essere sottovalutato.
Le cause delle riacutizzazioni: il ruolo dei batteri
Le riacutizzazioni, nei pazienti affetti d BPCO, dipendono - in una percentuale tra il 70 e l’80%, da infezioni, che possono avere una origine virale o batterica.2
Anche se la presenza di virus o batteri nell’escreato non è sempre associata agli episodi di riacutizzazione della BPCO, si osserva che nella metà dei casi la causa è da attribuire a un’infezione batterica.1
Nel nostro Paese, le riacutizzazioni di BPCO di origine batterica sono causate per lo più da tre batteri: Haemophilus influenzae, Moraxella catarrhalis e Streptococcus pneumoniae.4
Microbo |
Ruolo nelle esacerbazioni |
BATTERIO |
|
Haemophilus influenzae |
20-30% |
Streptococcus pneumoniae |
10-15% |
Moraxella catarrhalis |
10-15% |
Psuedomonas aeruginosa |
5-10% |
Enterobacteriaceae |
Non definito |
H. hemolyticus |
Non definito |
H. parainfluenza |
Non definito |
Staphylococcus aureus |
Non definito |
VIRUS |
|
Rhinovirus |
10-25% |
Parainfluenza virus |
5-10% |
Influenza virus |
5-10% |
Respiratory suncutial virus |
5-10% |
Adenovirus |
3-5% |
Coronavirus |
3-5%
|
Human matapneumovirus |
3-5% |
BATTERI ATIPICI |
|
Chlamydophilia pneumoniae |
3-5% |
Mycoplasma pneumoniae |
3-5% |
FUNGO |
|
Pneumocystis jeroveci |
Non definito |
Tabella 1.Patogeni responsabili di BPCO tratta da Qureshi H, Sharafkhaneh, Hanania N. Chronic obstructive pulmonary disease exacerbations: latest evidence and clinical implications. Ther Adv Chronic Dis 2014
Terapia delle riacutizzazioni: il ruolo degli antibiotici
Considerando il fenomeno della farmacoresistenza, che è sempre più diffuso anche in Italia, oggi la terapia delle riacutizzazioni della BPCO ha limitato il numero di antibiotici utilizzabili e il ricorso a betalattamine non protette, tetracicline, cotrimoxazolo e macrolidi deve essere stabilito solo dopo aver verificato la suscettibilità dell’agente patogeno.4
Gli antibiotici, utilizzati insieme ai cortisonici, possono accorciare i tempi di recupero, migliorare la funzione polmonare e, quindi, contribuire a ottenere nuovamente una buona ossigenazione del sangue. In questo modo viene ridotto il pericolo di una ulteriore ricaduta ed è possibile limitare la durata del ricovero ospedaliero.1,3
In questo caso la terapia antibiotica ha - normalmente - una durata non inferiore ai 5 giorni e può giungere fino a 10.
Le Linee Guida del 2015 (denominate GOLD), danno indicazione di utilizzo dell’antibiotico quando:
- Vi è aumento di dispnea, di volume dell’espettorato e della purulenza dell’espettorato;
- A uno dei sintomi sopra citati si somma una aumentata virulenza dell’espettorato;
- Il paziente necessita di ventilazione meccanica.1